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27/04/2017

Armi - L'export di armi nel 2016 raddoppia

L'Italia è fra i primi dieci paesi al mondo per export di armi, dice con soddisfazione il Governo nella Relazione al Parlamento sulla legge 185. I paesi dell’Africa Settentrionale e del Medio Oriente con oltre 8,6 miliardi euro ricoprono da soli quasi il 60% delle autorizzazioni: un'area fra le più calde del pianeta. Le autorizzazioni valgono 14,6 miliardi di euro nel 2016, con un +85% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015 L’autorizzazione all’export di armi italiane cresce vertiginosamente: 14,6 miliardi di euro nel 2016, pari a un +85% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015 e addirittura a un +452% rispetto al 2014 (nel quinquennio 2010-2014 si attestava mediamente intorno ai 3 miliardi di euro). Il valore delle esportazioni effettive si attesta sui 2,85 miliardi, in linea con il passato, ma gli effetti delle autorizzazioni 2016 si vedranno nei prossimi anni. Pesa la mega-commessa dei caccia Eurofighter per il Kuwait (oltre 7 miliardi), ma tra i principali Paesi destinatari troviamo anche Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Pakistan, Angola, Emirati Arabi Uniti. Oltre il 60% delle nostre armi finirà in Paesi fuori dall’Unione Europea e dalla NATO. I dati emergono dalla Relazione sulla legge 185/90, trasmessa ieri dal Governo al Parlamento. Le autorizzazioni rilasciate per le armi italiane riguardano ben 82 Paesi, incluse le regioni di maggior tensione del pianeta. La Rete Italiana per il Disarmo, che da tempo esprime preoccupazione per il continuo deterioramento di trasparenza e controllo sulle vendite di armi, sottolinea proprio quest’ultimo rischio, nonostante la legislazione vigente impedisca di esportare armamenti verso regioni in conflitto o con rischio di violazioni dei diritti umani. «Al di là del preoccupante livello raggiunto dalle autorizzazioni all'export militare e della la problematicità di alcuni Paesi destinatari, l'elemento che ci preoccupa riguarda anche la soddisfazione della Presidenza del Consiglio e del Ministero degli Esteri per l'aumento delle vendite di armamenti italiani», commenta Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo. «In realtà il ruolo del Governo sarebbe quello di controllore al fine di rilasciare autorizzazioni in linea con le indicazioni della legge i principi della Legge 185/90, non di fare da sponsor all'industria militare. Come possiamo fidarci di un arbitro e di un controllore che continua a fare il tifo per la produzione armiera italiana e per la sua diffusione in tutto il mondo?», si chiede Vignarca. Questa soddisfazione è documentata da diverse frasi del Rapporto diffuso ieri, tra di questo tenore: «l’obiettivo è quello di coniugare una crescente efficienza sia del servizio pubblico che delle società, a tutto vantaggio della competitività degli operatori sui mercati internazionali, nonché dell’immagine dello stesso operatore e del sistema Paese». O ancora «l’Italia è stata classificata terza per numero di Paesi di destinazione delle vendite, dopo USA e Francia, a dimostrazione di una capacità di penetrazione e flessibilità dell’offerta nazionale all’estero. L’Italia è stata altresì classificata fra i primi 10 per valore delle esportazioni». I primi dieci paesi importatori Nella Relazione annuale svetta la commessa di 28 Eurofighter della Leonardo al Kuwait del valore di 7,3 miliardi di euro: il Kuwait (7,7 miliardi) è al primo posto tra gli 82 paesi destinatari di armamenti italiani, seguito da Gran Bretagna (2,5 miliardi), Germania (1,1 miliardi), Francia (574 milioni), Spagna (444 milioni), Arabia Saudita (427,5 milioni), Usa (380 milioni), Qatar (341 milioni), Norvegia (226 milioni) e Turchia (133,4 milioni). Nel 2016 il valore delle autorizzazioni all’esportazione ha riguardato per il 36,9% i paesi dell’Unione europea e della Nato (5,4 miliardi) e per il 63,1% le armi sono state dirette a nazioni extra UE e Nato (9,2 miliardi). I paesi dell’Africa Settentrionale e del Medio Oriente sono complessivamente i primi destinatari: con oltre 8,6 miliardi euro ricoprono da soli più del 58,8% delle autorizzazioni, mentre al secondo compaiono i già citati paesi UE-Nato. «Questo dato – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia – conferma una tendenza allarmante delle politiche di esportazione di sistemi militari in atto negli ultimi anni: Africa Settentrionale e Medio Oriente sono, infatti, le aeree di maggior tensione del mondo e sono zone governate in gran parte da regimi autoritari e da monarchie assolute irrispettose dei più basilari diritti umani. Fornire armi e sistemi militari a questi regimi, oltre a contribuire ad alimentare le tensioni, rappresenta un tacito consenso alle loro politiche repressive. I risultati di queste politiche sono le migliaia di migranti che con ogni mezzo cercano rifugio sulle nostre coste. È pertanto urgente che il Parlamento chieda al Governo Gentiloni ed in particolare al ministro Alfano se intendono continuare a sostenere militarmente questi regimi, come ha fatto il governo Renzi e l’allora ministro degli Esteri, Gentiloni». Nessun miglioramento, afferma ancora Rete Disarmo, per quanto riguarda la trasparenza. Dalle migliaia di pagine della Relazione e dalle decine di tabelle non è possibile sapere nel dettaglio quali specifici sistemi militari sono stati esportati negli 82 paesi destinatari, eccezione fatta per gli Eurofighter al Kuwait: la Relazione infatti non riporta mai informazioni al riguardo e tutto questo rende praticamente impossibile al Parlamento esercitare quel ruolo di controllo che gli compete. In virtù di queste considerazioni la Rete Italiana per il Disarmo chiede a tutti i gruppi parlamentari di attivarsi al più presto nelle commissioni competenti per compiere un ampio ed attento esame della Relazione governativa e sulle operazioni autorizzate dal Governo in materia di esportazione di sistemi d'armamento. Vita online

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