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08/09/2017

Abusi sui minori, 2 volte su 3 il mostro è in famiglia

Ogni anno sono più di 70mila i bambini italiani che subiscono abusi o maltrattamenti e al livello regionale la Campania ha molte vulnerabilità sulle quali lavorare. I dati emergono dal progetto «Stop agli abusi sui bambini», che torna a fare scuola tra i pediatri con il preciso scopo di cambiare lo stato delle cose. In particolare si punta alla creazione di una rete anti abusi, che vedrà impegnati pediatri trainer e «a cascata» arriverà a coinvolgere 15mila medici «sentinella» tra pediatri e medici di base. Attraverso il sostegno di questi eventi formativi e di sensibilizzazione diretti ai medici, il progetto è svolto in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) che hanno individuato i pediatri “trainer”. Purtroppo molti casi di violenza e di abusi restano nell'ombra, i minori sono a rischio di subire incuria, maltrattamenti, violenze psicologiche e fisiche e nel 70% dei casi violenze e abusi fisici, psicologici e sessuali sono consumati tra le mura di casa, due volte su tre per mano di un genitore. Anche per il 2017 i corsi di formazione destinati ai pediatri affinché diventino sentinelle coinvolgeranno molte città italiane (13 per la precisione) e l’iniziativa contribuirà a far emergere il sommerso, a dare un segnale di aiuto concreto alle piccole vittime senza voce. I medici che seguiranno i corsi diventeranno un punto di riferimento sul territorio, saranno in grado di fornire ai colleghi consigli e aiuti per la gestione di casi sospetti di abusi e maltrattamenti. «Abusi e maltrattamenti – commenta Renato Vitiello, vicepresidente SIP Campania – creano gravi conseguenze sulla salute del bambino nel breve e lungo termine: un bambino maltrattato o abusato, infatti, non solo è più a rischio di disturbi fisici, psicologici e del comportamento, ma anche di danni organici nella vita adulta». Per Luigi Nigri, responsabile del progetto per la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) «Finalmente si comincia ad alleviare il senso di solitudine del pediatra di fronte ad eventi così dolorosi per i nostri piccoli pazienti. Siamo molto soddisfatti di contribuire in maniera determinante alla realizzazione di una coscienza sociale non più passiva ma finalmente operativa e di forte contrasto al problema». RAFFAELE NESPOLI PreSa

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