CHIUDI

16/11/2017

Tortura e 41 bis: l’Onu critica duramente l’Italia

Il comitato dell’Onu contro la tortura solleva molte critiche sul rispetto dei diritti umani in Italia. La legge italiana che ha introdotto il reato di tortura è da cambiare, dubbi sull’applicazione del regime duro ex 41 bis e gestione delle politiche migratorie inaccettabili. Sono questi e altri ancora i dubbi e critiche sollevate dal Comitato Onu contro la tortura che monitora l’attuazione di uno dei principali Trattati internazionali sui diritti umani, la Convenzione contro la tortura e altre punizioni inumane, crudeli e degradanti. A darne notizia è l’associazione Antigone presente a Ginevra per partecipare ai lavori delle Nazioni Unite. «Antigone – spiega in comunicato Susanna Marietti, la coordinatrice nazionale – sta partecipando ai lavori di questa sessantaduesima sessione per la quale abbiamo presentato anche uno specifico rapporto indipendente nel quale abbiamo segnalato le nostre preoccupazioni su alcuni di quelli che sono stati poi i rilievi del Comitato». Continua sempre Marietti: «Il Comitato muove una critica profonda alle politiche del governo sui temi dei migranti e della tortura, segnalando quanta poca attenzione sia stata posta sul terreno della difesa dei diritti umani. Quello che chie- è dunque che, conformemente ai rilievi delle Nazioni Unite, si straccino gli accordi con la Libia e con il Sudan e si interrompano immediatamente gli accordi di collaborazione con paesi dove sono provate e testimoniate torture e violazioni dei diritti umani, che sia reintrodotto l’appello per i richiedenti asilo, che si adottino politiche dirette a ridurre il numero di persone in custodia cautelare, che si prendano provvedimenti disciplinari nei confronti di personale coinvolto in episodi di violenza. E che si cambi la legge sulla tortura rendendola coerente con la definizione Onu». Quindi critiche durissime dal parte dell’Onu. Tra i rilievi più importanti che il rapporto sull’Italia del comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ( Cat) ha formulato ieri mattina all’Italia, durante la sessantaduesima sessione del Comitato stesso, riguarda appunto la legge sulla tortura recentemente approvata dal Parlamento italiano. Secondo il Comitato non è conforme alla Convenzione Onu e va cambiata. Secondo il Cat, infatti, la definizione di tortura prevista dalla legge aggiunge elementi che rendono la tortura difficile da dimostrare ( la crudeltà, il verificabile trauma psichico, le condotte plurime), il reato è stato concepito come generico e dunque commettibile da chiunque e non solo da pubblici ufficiali, inoltre non è imprescritti- bile e non c’è un fondo per risarcire le vittime. Altro rilievo mosso al nostro Paese riguarda la raccomandazione ad istituire un comitato nazionale per la promozione e protezione dei diritti umani. Molto apprezzata è stata invece l’istituzione del Garante Nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà, che risponde al Meccanismo Nazionale di Prevenzione stabilito dalle Nazioni Unite, incarico attualmendiamo te ricoperto da Mauro Palma. Sempre Antigone ha fatto saperte che, in ambito penitenziario, il Comitato dell’Onu solleva dubbi sul fatto che un detenuto possa essere sottosposto al regime duro di cui all’articolo 41 bis anche per vent’anni, nonché sull’eccessivo isolamento in cui vengono posti. Invita a ridurre l’uso della custodia cautelare che ha tra i più alti tassi in Europa. È preoccupato del sovraffollamento che supera il 120%. Valuta positivamente l’introduzione della sorveglianza dinamica ma denuncia la scarsità degli educatori e gli operatori sociali. Denuncia inoltre i troppi i casi di collocazione dei detenuti in regime d’isolamento, ovvero l’utilizzo delle cosiddette “celle lisce”. Il Cat chiede i dati sui casi di violenza nei confronti dei detenuti, perché mancano informazioni a riguardo. «Altrimenti – afferma il Comitato Onu – il fenomeno della tortura e dei maltrattamenti non è misurabile». Chiedono spiegazioni sui casi delle violenze nei confronti di detenuti ad Asti dove c’è stata la recente condanna dal parte della Cedu e anche il caso riguardante l’ex detenuto Giuseppe Rotundo. Quest’ultimo caso vale la pena ricordarlo. Condannato a un anno e dieci mesi per dieci grammi di cocaina, ha scontato la pena nel carcere foggiano di Lucera. Il 12 gennaio del 2012, in pieno inverno, Rotundo aveva denunciato di essere stato denudato e picchiato in isolamento. Lo avrebbero torturato fino allo svenimento da una squadra di agenti penitenziari per punirlo a causa di un’offesa verbale nei confronti dell’agente preposto e poi trascinato per i piedi, nudo e ancora sporco di sangue, in un’altra cella di isolamento con dentro soltanto un materasso sudicio. Il processo per ristabilire verità e giustizia, è ancora in corso. Il suo caso è unico nel suo genere perché, di solito, i corpi dei detenuti pieni di lividi ed ematomi vengono fotografati solo da morti. Giuseppe Rotundo invece è sopravvissuto alla tortura e ha potuto denunciare l’accaduto con tanto di prove fotografiche. Il Comitato ha chiesto anche spiegazioni all’Italia sui casi di Valerio Guerrieri – storia raccontata sulle pagine de Il Dubbio e che riguarda un diciottenne con problemi psichiatrici suicidatosi nel carcere di Regina Coeli, mentre in realtà doveva essere ricoverato in una rems – e Alfredo Liotta, morto nel carcere di Siracusa per non essere stato curato nonostante il suo evidente deperimento fisico. Rispetto alle violenze di polizia il Comitato Onu è preoccupato dell’assenza di provvedimenti disciplinari e penali nei confronti del personale delle forze dell’ordine che si è reso disponibile delle violenze a Genova, Napoli e Val di Susa. Il Dubbio Damiano Aliprandi