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05/11/2019

Italia-Libia, appello associazioni toscane: “Investire sui corridoi umanitari”

Revocare l’accordo Italia-Libia e creare corridoi umanitari”. E’ l’appello al Governo di ANG, accoglienza non governativa, un’iniziativa del terzo settore toscano che comprende varie associazioni. “Non possiamo dire di non sapere cosa sta succedendo in Libia, di non conoscere gli orrori delle carceri, delle violazioni dei diritti umani: inchieste, documentari, atti, testimonianze dirette, ma anche fonti dell’ONU, sono lì a raccontarcelo da anni – è scritto nella nota congiunta - E ci dicono, al di là di ogni dubbio che i migranti rimandati e detenuti in Libia subiscono abusi e violenze inenarrabili sia nei centri di detenzione governativi sia in quelli delle milizie e trafficanti di esseri umani affiliati all’uno o all’altro dei due governi che si contendono il potere in Libia. Inoltre, i migranti detenuti nei centri sono anche esposti alla guerra che continua in quel paese, come dimostra la strage del 2 luglio di quest’anno provocata da un missile che ha colpito il centro di Tajoura alla periferia di Tripoli, facendo 53 morti fra i migranti lì detenuti. Come cambiare rotta? “Per esempio – è scritto nella nota - istituendo corridori umanitari per evacuare le persone detenute in Libia e riattivando i canali regolari di ingresso. Iniziative che, sebbene siano ritenute valide da tutti, oggi dipendono esclusivamente dall’impegno e dalla volontà della Federazione delle chiese evangeliche italiane con il sostegno dell'otto per mille valdese e della Comunità di Sant’Egidio”. E ancora: “Mentre sarebbero facilmente attivabili con gli stessi soldi che il nostro Governo impiega, nel rispetto del memorandum, per finanziare un equipaggiamento militare completo (navi, motovedette, elicotteri, gommoni etc..) al Governo Serraj in Libia. Nel 2017 le cifre erano 800 milioni di euro come riporta Nello Scavo in un suo articolo su Avvenire di oggi, dove aggiunge “Di certo c’è che negli ultimi anni Roma ha elargito ai libici almeno 150 milioni solo per la cosiddetta Guardia costiera e per “migliorare” le condizioni dei diritti umani. Risultato: per l’Onu e per l’Ue i campi di prigionia sono irriformabili, e vanno tutti chiusi. Milioni di euro degli italiani letteralmente spariti tra le dune, non meno di quanto non avvenga con i fondi europei”. “Tra pochissimi giorni - scrivono le associazioni - a questo Governo, al Parlamento, si presenta un’occasione immediata per porre fine a questa barbarie e a questo spreco di soldi pubblici e per dare forma alla discontinuità e al «nuovo umanesimo» tanto sbandierati alla fine dell’estate. Con questo appello invitiamo dunque il Governo italiano a notificare ufficialmente alla parte libica che non intende rinnovare il Memorandum d’Intesa. Chiediamo inoltre ai singoli, organizzazioni della società civile e istituzioni locali di inviare al Presidente del Consiglio, ai ministri degli Esteri e degli Interni ed ai parlamentari della maggioranza di governo, di agire immediatamente per porre fine all’accordo in questione”. L’appello di ANG va infine anche alle istituzioni locali, prima tra tutte la Regione Toscana, perché facciano pressione in questo senso e spingano su soluzioni alternative. © Copyright Redattore Sociale