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24/06/2016

Rifugiati, Filierasporca: “Schiavi delle arance nel Cara di Mineo”

"Nell'ultimo anno mi è sembrato di raccontare una guerra: ci sono stati 10 morti, di cui tre italiani". Esordisce così Antonello Mangano, tra i ricercatori che hanno dato vita a "#Filierasporca – La raccolta dei rifugiati", il secondo rapporto sulla trasparenza di filiera e la responsabilità sociale nelle aziende. Presentata il 23 giugno nella sala stampa di Montecitorio, la ricerca è stata svolta nelle campagne siciliane per denunciare le cause del caporalato e ha scoperto che quest'anno la raccolta delle arance nella piana di Catania è stata fatta anche dai richiedenti asilo del Cara di Mineo che non potrebbero lavorare perché privi del permesso provvisorio. Ma tutto a Mineo avviene alla luce del sole. Raccolgono le arance da succo dalle 8 di mattina alle 4 del pomeriggio, e prendono dai 10 ai 20 euro al giorno a seconda del periodo di raccolta. Il prezzo delle arance da succo quest'anno è sceso al minimo storico di 7 centesimi al kg. Senza i richiedenti del Cara quelle arance non sarebbero nemmeno state raccolte. E lo sfruttamento colpisce anche i lavoratori italiani. Negli ultimi tempi è diventata persino una prassi per le aziende riprendersi il bonus Irpef di 80 euro al mese. C'è poi la crisi del settore degli agrumi (il 4% del Pil agricolo nazionale, 120mila lavoratori) che si incrocia con l'aumento delle importazioni da Spagna (60%), Egitto e Marocco. In Sicilia negli ultimi 15 anni sono stati persi oltre 30mila ettari di superfici agrumetate perché gli agricoltori hanno venduto le terre. Così il settore agrumicolo ha scaricato il peso sui lavoratori, come dimostra la scomposizione del prezzo delle arance elaborata nel rapporto. Un chilo di arance per il mercato del fresco è pagato al produttore tra i 13 e i 15 centesimi, di cui solo 8/9 vanno ai lavoratori, fino a scendere a 3/4 per i braccianti in nero, che arrivano a 2 per gli stagionali di Rosarno. Il prodotto al supermercato viene venduto a 1,10­- 1,40 euro, di cui il 35­-50% è costituito dal ricarico della grande distribuzione organizzata (Gdo). Numeri ancora peggiori per le arance da succo. Un litro di succo d'arancia al supermercato costa 1,80- ­2 euro, ma è un prezzo imposto dal mercato, perché anche con i miseri margini della produzione, il prezzo minimo reale dovrebbe essere almeno 2,70 euro al litro. Il sottocosto lo pagano i lavoratori sfruttati e i consumatori che bevono succo tagliato con concentrato proveniente dall'estero, più economico e spacciato come italiano. L'industria di trasformazione delle arance fattura 400 milioni l'anno ma si comprano agrumi italiani per soli 50 milioni. Il ruolo della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) è fondamentale per una filiera etica. Per questo, #FilieraSporca ha inviato un questionario sulla trasparenza di filiera a 10 gruppi presenti in Italia: Coop, Conad, Carrefour, Auchan ­ Sma, Crai, Esselunga, Pam Panorama, Sisa Spa, Despar, Gruppo Vegè e Lidl. Le risposte sono pervenute solo da quattro di loro: Coop, Pam Panorama, Auchan – Sma e Esselunga. Conad ha spiegato di "non essere molto interessata a questo tipo di operazioni". La Coop inoltre risulta il distributore di arance e derivati a marchio più trasparente, seguito da Coca Cola, Auchan e Pam. Presente alla conferenza stampa di oggi anche la deputata di Sel-Si Celeste Costantino che, a margine dell'evento in un'intervista all'Agenzia Dire, ha dichiarato: "è arrivato il momento di pensare a una proposta di legge ad hoc che punti l'attenzione sulla trasparenza della filiera e quindi anche di inserire un'etichetta narrante che consenta di spostare lo sguardo, di non concentrarsi esclusivamente sul caporalato, ma invece di fare un lavoro che parta dalle aziende e che vada fino all'ultimo anello della catena". Per Fabio Ciconte di Terra! Onlus, portavoce di #Filierasporca, la legge sulla trasparenza dovrà servire anche a "istituire un elenco pubblico dei fornitori per sapere finalmente da dove vengono i prodotti, chi li raccoglie e chi li distribuisce". Assente all'incontro il delegato del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina, al quale le associazioni chiedono un incontro. Filieracorta

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